Quarto appuntamento di Aperichain21: Luisa Franzone – Global Supply Chain Director – Bayer
Milano, 22 Luglio 2021 ore 17:30 – EXIT Piazza Erculea, Milano – e Piattaforma Zoom
Ospite di oggi Luisa Franzone – Global Supply Chain Director di Bayer.
Special Guest, Tommaso Salaroli – redattore della rivista Scomodo – e Imen Jane, influencer e divulgatrice economica, nonché fondatrice di Will.
Luisa, donna di grande esperienza nella Supply Chain, nella sua precedente esperienza in Unilever si è occupata di packaging. È stata direttore di fabbrica e oggi gestisce un team di più di 400 persone nella multinazionale del pharma. Luisa ci ha portato un punto di vista femminile e pratico di come poter progettare una “Responsive” Supply Chain.
Quali sono le sfide del packaging e della Supply Chain di oggi?
LF: ‘Il pack è il trade d’union tra il prodotto e il consumatore. Spesso scegliamo un prodotto perché il suo packaging ci ha parlato. Il packaging quindi posiziona e comunica, mette in relazione l’azienda con i consumatori. Questo è un aspetto molto importante che le aziende non sottovalutano.
Oggi il packaging comunica più di tutto il valore del brand e uno degli aspetti più importanti è la sostenibilità.
Rendere un packaging sostenibile impatta moltissimo sul modello di business dell’azienda. Di fatto, quindi, si tratta di una scelta strategica.
Per tutto ciò detto fino a qui, è chiaro che il packaging si porta dietro una fortissima componente di design. Quindi, la sfida principale è non posizionarsi come una commodity!’
Luisa, rispetto a quanto ci hai raccontato, come si posiziona il mondo Pharma dove tu lavori?
LF: ‘Nel mondo del Pharma c’è ancora molto più focus sul prodotto rispetto al pack. Vale ancora molto di più il contenuto rispetto al contenitore. Anche se, devo dire, che per alcuni ambiti il confine con il FMCG (fast moving consumer good) si sta assottigliando. Penso al mondo delle vitamine, integratori, cosmetica. Per questi prodotti “border line” molto importante diventa l’esperienza che vive il consumatore nell’interagire con questi beni.”
Come cambiano quindi i paradigmi nella gestione della Supply Chain?
LF: “Ciò che cambia è il concetto di “Value Density”. Il valore dei bancali che muovi all’interno della tua supply chain, cambiano completamente la concezione dei flussi e dei processi.
Il concetto di Value Density impatta moltissimo anche sul concetto di Resilienza. Il mondo Pharma è sempre stato legato al concetto di Global Sourcing Strategy. E’ sempre stato un mondo guidato dalla stagionalità e relativamente prevedibile. Di conseguenza anche la Supply Chain lo è: tutto molto organizzato e lavorato su un panorama globale. Con la pandemia questo flusso finemente sincronizzato si è interrotto. Ciò ha portato a una enorme riflessione sulla fragilità del modello quando il contesto diventa più cinetico. Anche Bayer sta rivedendo il sourcing, cercando un bilanciamento tra global e local.”
Secondo te, quindi, servono nuovi modelli di business?
LF: “Si, tutte le grandi Corporate stanno guardando – infatti – con attenzione alle nuove aziende “pilota” che propongono Business Model sostenibili e innovativi (ES: vendita di prodotti sfusi, riduzione del pack, circolarità).
Quali trend sta cavalcando Bayer?
LF: “Come Bayer, stiamo lavorando su alcuni filoni:
- Prodotti senza packaging (non per il Pharma puro, ovviamente)
- Salute del consumatore a 360° – abbiamo acquistato una start up
- Progetti a favore della riduzione della CO2 sincronizzando meglio la Supply Chain
Parlando ora di persone…sembra che la Supply Chain sia ancora un ambiente prevalentemente maschile. Concordi?
LF: “Forse è solo qualcosa che ci auto-raccontiamo. Io negli anni ho visto un cambiamento radicale in questo. Io sono un ingegnere chimico e quando ho iniziato l’università le ragazze erano davvero molto poche. Oggi la presenza femminile nelle facoltà STEM è sensibilmente aumentata. Ma non dobbiamo farne un punto di competenze tecniche: oggi si assumono i talenti per le soft skills. Vero è che le aziende devono essere particolarmente attente, e illuminate, nel promuovere, indirizzare e proteggere l’approccio inclusivo e di parità di genere riconoscendolo come un valore e non usandolo solo come slogan. E’ scientificamente provato che un ambiente variegato (e qui andiamo oltre la questione di genere) è molto più performate. Quindi, oltre a una questione “morale” è giusto farne una questione di valore!”
Come Bayer attrae i talenti e come li coltiva? Come vengono integrati in azienda?
LF: “L’apporto dei ragazzi è molto importante. Bayer h un programma di due anni in cui i giovani talenti fanno esperienza in diverse funzioni. Questo ha un duplice valore: da un lato permette loro di conoscere l’azienda e i processi; dall’altro permette ai manager di essere “contaminati” da pensiero fresco e nuovi challenge! (fenomeno che in Bayer chiamiamo “reverse mentoring”).
Cosa cerchi in un talento?
LF: “Le competenze tecniche sono importanti, ma non più di tanto. La scienza e la tecnologia si muovono troppo velocemente. Le competenze tecniche di oggi, in pochi anni, saranno sicuramente obsolete. Le caratteristiche che cerco sono essenzialmente tre:
- Capacità di gestire lo stress,
- Capacità di adattamento e di gestire il cambiamento,
- Capacità relazionali e di lavorare in team in un contesto multicanale
Il mio consiglio per le nuove generazioni? Girate, fate esperienze diverse, cambiate azienda, conoscete persone e imparate da ognuna di loro. Non fermatevi alla prima stazione! Buon viaggio!”